MOSTRA DI ARTE CONTEMPORANEA CASA MUSEO STEPHANUS | TERMOLITimeless DAL 28 dicembre al 7 gennaio 2023L’Adrifest si inaugura con Timeless, a cura di Carmen D'Antonino, una mostra collettiva di arte contemporanea con otto artisti che affrontano il tema del tempo e della sua assenza. Sia essa un’azione che si è conclusa ed è immobile, immutata, sospesa, oppure un’altra che continua all’infinito, eterna, in divenire. Nelle splendide sale della Casa Museo Stephanus, nel Palazzo Vescovile di Termoli, gli artisti Michele Carafa, Sara Pellegrini, Anna Corcione, Keziat, Ettore Marinelli, Calido, Tina Sgrò e Roberto Franchitti interpretano il tema con una visione ampia che abbraccia diversi stili e approcci. In collaborazione con il Comune di Termoli, la galleria Spazio Arte Petrecca, la Casa Museo Stephanus e Molise Wow.
TINA SGRÒ
MICHELE CARAFA
KEZIAT
ETTORE MARINELLI
CALIDO
SARA PELLEGRINI
ROBERTO FRANCHITTI
ANNA CORCIONE
Adrifest | Timeless
Artisti
Tina Sgrò, Michele Carafa, Keziat, Ettore Marinelli, Calido, Sara Pellegrini, Roberto Franchitti, Anna Corcione.
La mostra Timeless rappresenta un’evoluzione dell’arte concettuale dalla scultura, al design, alla pittura e alla video arte in una location suggestiva, cuore pulsante della città di Termoli. Federico Fellini soleva dire: “nulla si vede realmente, tutto si immagina”.
La rappresentazione della realtà nasce per una spontanea attività dello spirito piuttosto che per un meccanismo di somiglianza con la sensazione originaria. La mente, diversamente da un sistema fotografico, costruisce una rappresentazione del mondo che percepiamo, basata sul significato che noi attribuiamo alle cose. Quindi noi conosciamo il mondo attraverso il significato che diamo ai suoi elementi, perché l’oggetto percepito per noi è reale solo attraverso la rappresentazione che ne abbiamo.
Da questo concetto prendono vita le idee di spazio e di tempo che i vari artisti hanno voluto attribuire alle loro opere: Keziat rappresenta appieno l’idea di tempo, evidenziando un’assoluta padronanza della tecnica e della composizione spaziale, la capacità di raffigurare in maniera unitaria un sogno, un pensiero, eventi articolati e ricchi della più impensabile particolarità. L’artista con la sua penna bic sceglie dettagli raffinati e volumi plastici, un’esecuzione non pittorica, ma grafica sulla base di un’illustrazione miniata. Ettore Marinelli con le sue sculture in bronzo per l’esattezza degli “animali fantastici” rappresenta una realtà onirica che va oltre ciò che l’osservatore è in grado di guardare. Animali simbolici che si caratterizzano per la loro metamorfosi nel tempo, frutto di un groviglio di forme, delicate ed armoniose che solo la bellezza del bronzo riesce a rendere appieno. Le sculture di Roberto Franchitti mirano a cogliere le forme in crescita con un’espansione dinamica che si dilata nello spazio. Campi rotanti che diventano macchine organiche, matrici che generano impronte e svelano tracce di memorie intime e collettive. Il suo obiettivo è quello di lasciarsi prendere dal campo del coinvolgimento e, nel sentire, accarezzare, osservare, ricercare per ritrovare quell’equilibrio interiore con l’opera osservata.
Michele Carafa e Sara Pellegrini con la loro visione di viaggio esistenziale danno vita a delle opere che sprigionano energia, eleganti e sinuose, modellate nel materiale utilizzato. Nelle loro creazioni si avverte la condizione dell’uomo con una filosofia di forte impatto espressivo. Opere scultoree e pittoriche che vanno verso il dettato dell’astratto informale, avvolte in equilibrio tra idea e materia. Due artisti sensibili e coniugi che dialogano con il mondo, mettendo al centro dell’universo l’uomo e la sua valigia di grandi esperienze. Stessa energia si percepisce nelle opere di Anna Corcione in cui lo spazio, nell’assenza di una narrazione, diventa segno sulla tela, un segno che si evolve nel tempo, che cambia in base alle emozioni dell’artista e alla sua ricerca sperimentale comunicando attraverso una traccia unica e distinta. Calido predilige una poetica basata su due concetti fondamentali; l’arte come esplorazione e il design come osservazione. È un’arte che si fonda su nuovi temi e nuovi materiali. Con l’estroflessione si tende a prediligere la juta come base di lavoro scaturendo da essa effetti di luce e ombra amplificati dal colore morbido ed avvolgente, esaltati dal rilievo sottostante. Le sue tele cambiano in continuo l’angolazione, si muovono, danzano affinché la luce stessa possa restituire allo spettatore riflessi sempre differenti, ombre sempre più calde, sfumature sempre più eloquenti.
Una luce che ritroviamo negli interni di Tina Sgrò, costruiti con pennellate soffici e veloci, gremiti di piccoli dettagli tipici di un certo mondo del passato, sostanziati di una luce morbida che si fa lei stessa architettura, una pennellata franta mescolata da una luce calda, Scene di interni, stanze vuote, dove gli oggetti sono ancora impregnati della presenza umana, che in questi luoghi ha vissuto, forse soggiornato brevemente, e che ha definitivamente abbandonato. Le idee di spazio e di tempo che si percepiscono nelle opere esposte ci fanno capire come la complessità contemporanea ha modificato e condizionato la spazialità. Perciò la nostra mente deve essere proiettata verso la rappresentazione concettuale. Ormai sappiamo che tempo e spazio sono intimamente collegati. La percezione del “tempo” è la presa di coscienza che la realtà di cui siamo parte si è modificata. Ma il cambiamento implica movimento e il movimento implica che noi viviamo in spazi diversi.
Nel mondo materiale tempo e spazio sono interconnessi attraverso la definizione di velocità, in modo tale per cui, se la velocità si annulla, lo spazio sparisce e il tempo diventa infinito. Queste considerazioni servono a comprendere l’evoluzione dell’arte nella storia dell’umanità e come in questo contesto le opere che osserviamo riecheggiano queste idee. Tutte le opere d’arte sono rappresentazioni del mondo e tutte esprimono in qualche modo i concetti di spazio e di tempo propri dell’artista. Ed è per questo che viene richiesta all’artista l’individuazione di nuove metodologie progettuali d’intervento partendo dalla rimessa in discussione di alcune definizioni sulle quali si sono basati fino ad oggi gli studi sullo spazio architettonico ed urbano. Programmazione, gestione e flessibilità definiscono il progetto contemporaneo e Timeless ne è la prova. La composizione del fenomeno che ha portato alla dissoluzione di una concezione fisica dello spazio e della sua rappresentazione, è perseguibile attraverso l’analisi del progressivo “processo di astrazione” e sensibilizzazione a “nuove tematiche” e definizioni spaziali mettendo in luce gli aspetti più tangibili e visibili del fattore tempo. Tali opere nella loro astrazione hanno un’immediata corrispondenza fisica nel progetto individuato, dal momento dell’ideazione a quello della rappresentazione, e della sua percezione. Trattare il tempo separatamente dal concetto di spazio, anche se difficile, permette di mettere in luce aspetti che, isolati favoriscono una maggiore sensibilizzazione ai problemi relativi alla realtà contemporanea in cui la profondità di tempo succede alla profondità di campo dello spazio sensibile. Come afferma George Perec: "gli spazi si sono moltiplicati, spezzettati e diversificati. Ce ne sono oggi di ogni misura e di ogni specie, per ogni uso e per ogni funzione. Ogni singola opera è un ‘esempio di temporalità aperta e di spazio narrativo: costituite da pezzi diversi composti ed articolati nel tempo e nello spazio, generando forme indefinite in cui le dissolvenze, le dissonanze, gli accostamenti cromatici, le deformazioni, le metamorfosi, attirano l’osservatore dando ancor di più un significato alle cose".